Liberatorie fotografice e diritto d’autore
Utilizzare le foto a seguito di un evento è fondamentale per gli operatori del settore e mai argomento...
Il tipo di matrimonio più diffuso in Italia è il cosiddetto “matrimonio concordatario”.
Esistono di fatto altri due tipi: il matrimonio solo civile e quello solo religioso.
Il matrimonio concordatario rappresenta in parole povere l’unione dei due: civile e religioso ed è per questo motivo che quando ci addentriamo nella burocrazia è doppia e parallela la strada da fare.
Partendo dalla Chiesa la prima cosa che fanno i futuri sposi è quella di iscriversi al corso prematrimoniale. Al termine dello stesso verrà rilasciato un attestato di frequenza.
Dopo di che andranno reperiti i certificati di battesimo e quello di cresima reperibili presso le parrocchie in cui è avvenuto il sacramento.
Al comune invece andranno richiesti di certificati di nascita, di residenza e cittadinanza.
A questo punto cronologicamente dovrà essere formulato il consenso religioso che non è nient’altro che un nullaosta che rilascia il parroco in cui vi è la conferma della volontà dei futuri sposi ed il loro stato libero.
Dopo di che si consegna in Comune il certificato di richiesta delle pubblicazioni, se gli sposi appartengono a due diverse parrocchie si fa richiesta per entrambi.
Come ultimo step bisogna consegnare l’attestato di frequenza al corso pre-matrimoniale e lo stato dei documenti: una dichiarazione davanti a due testimoni nella parrocchia di residenza che viene vidimato dalla curia.
Ora è la volta del Comune di competenza, dovrete recarvi all’ufficio in cui vengono registrati i matrimoni con un documento valido d’identità, l’atto di nascita ed il certificato contestuale. Verrà fissata una data per rilasciare il consenso ed è questa la procedura ufficiale che permette al Comune di registrare la volontà di sposarsi.
Solo dopo questo momento ufficiale il Comune espone le pubblicazioni la cui funzione è quella di rendere pubblica la volontà di convolare a giuste nozze, devono rimanere affisse 8 giorni (comprese due domeniche successive art.95 codice civile più 3 giorni in cui e possibile fare opposizione). Una volta che il termine (11 giorni ndr) è spirato l’ufficiale del comune rilascia il certificato di eseguita pubblicazione da consegnare al parroco, che provvederà ad esporre le pubblicazioni religiose in parrocchia.
Ma ora veniamo al tema scottante in questo periodo di emergenza Coronavirus: se sono costretto a spostare la data del matrimonio ma ho già il certificato di eseguita pubblicazione quanto tempo ho per sposarmi?
L’articolo 99 del codice civile – Termine per la celebrazione del matrimonio parla chiaro: “Il matrimonio non può essere celebrato prima del quarto giorno dopo compiuta la pubblicazione. Se il matrimonio non è celebrato nei centottanta giorni successivi, la pubblicazione si considera come non avvenuta.”
Un’altra domanda che mi è stato posta spesso è: ma se la nuova data va oltre i 180 giorni devo fare tutto dall’inizio?
In condizioni normali la risposta è SI ma visto il momento che stiamo vivendo potrebbe essere diversa la risposta.
In questi giorni il DI “Cura Italia” ha prorogato la validità dei documenti d’identità sino al 31 agosto 2020 ma non solo: Tra le nuove misure a sostegno di famiglie, lavoratori e imprese, nel decreto Cura Italia trova spazio anche una revisione dei tempi di scadenza di documenti e certificati.
Da una ricerca che ho effettuato sui siti di alcuni comuni d’Italia mi sono imbattuta in questo provvedimento del Comune di Casalnuovo di Napoli: Protocollo 11090 del 17 marzo 2020 che ha previsto “dal 17 marzo 2020 al 3 aprile 2020 per i provvedimenti emergenziali cautelativi adottati in seguito all’epidemia Coronavirus e salvo proroga, sono sospesi gli atti di matrimonio e relative pubblicazioni”.
Tenendo presente quindi l’eccezionalità del momento storico la revisione dei tempi di scadenza e certificati potrebbe avere ad oggetto anche tutti i documenti raccolti per l’iter burocratico del matrimonio. La cosa migliore che possiate fare nel dubbio è contattare il Comune in cui avete pubblicato.
Concludo rispondendo ad un ultima domanda: i documenti sia civili che ecclesiastici hanno una validità di 6 mesi.
PH @TittaManigrasso